La Bellacanzone della settimana è “Mango” di Willie Peyote

Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una a settimana degna di potersi fregiare meritatamente di un appellativo come “bella”, se non in modo oggettivo, almeno in modo circostanziato? A prescindere d mode e fanatismi, gusti e preconcetti? Speriamo e ascoltiamo.

Willie Peyote è il nome di un rapper molto interessante, che dopo anni di gavetta è approdato ad una Major, e alla fine del 2019 ha sfornato un nuovo album degno delle attese, anch’esso dal titolo giocato, con intelligenza e ironia (come si vede dalla copertina): Iodegradabile.

Uno dei brani più belli è una canzone dal titolo “Mango”, che a differenza di “Kiwi” scritta l’anno precedente dal collega indie Calcutta, non si riferisce a un frutto esotico bensì al grande artista nostrano scomparso di recente.

Non è facile mettere fra le belle canzoni – quantomeno intese in senso canonico – un brano rap come questo, ma è scritto molto bene. E, anche se qualche parolaccia di troppo forse c’è (parliamo dello stile, non del senso, che ci sta) ed anche se siamo consapevoli che fa parte del genere, forse qualche “cazzo” si poteva evitare, senza perdere di forza espressiva, visto il contenuto concettuale. Ma il resto è veramente ricco d’idee, prima fra tutte quella che dà il titolo e l’ultima parola al brano. Ma ci arriveremo. Il brano apre con quello che potrebbe essere il vero ritornello, esprimendo un concetto che sembra semplice ma è già forte.

Vale la pena riportarlo per intero: C’è chi morirebbe per le proprie idee / C’è chi ucciderebbe per le proprie idee / Lo so, sembra sottile, sì ma non lo è / Cosa fai per gli altri e cosa fai per te? La differenza è sostanziale anche se non sembra in apparenza. Dai talent (presto televotate) ad un neanche tanto velato riferimento alla fine di Mussolini (ma se la storia torna finite a testa in giù), da Chiara Ferragni a Fabio Fazio, ce n’è per tutti. Meno male che almeno Battisti viene citato come possibile angelo vendicatore di una situazione musicale ormai plastificata, preconfezionata.

Iodegradabile, potremmo dire, citando l’album di Peyote, che vomita idee e frasi che mostrano quanto sia dentro questo sistema musicale e culturale quanto se ne senta fuori, il disagio di una situazione che vive (Faccio fatica a svegliarmi / Faccio fatica a spiegarmi che poi tutto andrà benequasi un presagio?

E poi “Chiudono bocche se provi ad opporti”, ma Peyote reagisce, con la sua posizione filosofica ed etica di artista, libero, fino in fondo, a tutti i costi. E per fare questo, per essere coerente con sé stesso è disposto a morire, anche sul palco. E ringraziando, come ha fatto Mango. E lo dice, proprio con queste parole, in un finale ad alta tensione che sfoga tutta la sua energia in un assolo finale di chitarra elettrica, che rende bene l’idea della rabbiosa passione che muove questo artista da tenere d’occhio per chi non lo conosce. Perché crediamo scriverà ancora belle canzoni, come Mango.