“Atlantico”: il melting pot di Marco Mengoni regala emozioni e suggestioni da tutto il mondo

"Atlantico" è il quinto album in studio del cantante italiano Marco Mengoni, uscito il 30 novembre 2018: ecco la recensione del disco traccia per traccia dopo la presentazione con uno showcase speciale e notturno in stazione Centrale a Milano.

È decisamente una sorpresa. Partivo non con le migliori aspettative all’ascolto di questo “Atlantico”, nuovo lavoro discografico di Marco Mengoni, in uscita in tutta Europa contemporaneamente il 30 di novembre, ma mi sono dovuto ricredere assolutamente.

Un lavoro lungo due anni e mezzo nei quali Marco ha viaggiato per tutto il mondo, da Cuba a New York, dal Portogallo all’America del Sud, passando per l’Africa e gli Emirati Arabi, e nel quale si è forzato a vivere in solitudine e a staccare dalla sua vita frenetica per ricaricare le energie e le ispirazioni. Bisogna dire che ci è riuscito magistralmente: “Atlantico” è davvero un melting pot di culture musicali perfettamente amalgamate tra loro, senza barriere e muri e che convivono perfettamente tra loro.

Un nuovo Marco, sicuramente diverso da quello che si è conosciuto fino ad oggi, che fa ballare, riflettere ma anche emozionare; e così questo viaggio continua ancora adesso con live e una grande festa in grande stile. Due giorni prima dell’uscita infatti, alla mezzanotte tra il 28 e il 29 di novembre è partita l’“Atlantico Fest”, una tre giorni a Milano per festeggiare l’arrivo del nuovo album con un concerto direttamente in Stazione Centrale a cui sono seguiti conferenza stampa, ma anche mostre fotografiche, concerti di amici/colleghi ed esibizioni artistiche di ogni forma. Ma la festa sarà portata anche in giro in Italia dal 27 aprile dal PalaAlpitour di Torino e che addirittura lo faranno debuttare prima in Europa, girando tra Berlino, Zurigo, Monaco, Parigi e Madrid.

Qualcuno potrebbe definirlo kamikaze, se non matto, dato lo spostamento che propone nell’industria musicale italiana, tendenzialmente restia alle novità, ma va sicuramente apprezzato e ringraziato per questo prodotto sicuramente più ricercato e personale, realizzato per i primi dieci anni di carriera: il Re Matto è tornato.

Le tracce

Voglio”: è il primo singolo, uscito insieme a “Buona vita”, che ha riportato Mengoni alla musica. Il mix di battere e levare, con il cambio di ritmo all’interno della stessa canzone, realizza un esperimento molto interessante che cattura fin dal primo ascolto e ti impedisce di star fermo.

“Hola (I say)” feat. Tom Walker: nelle ballad Marco riesce ad esprimere al massimo stesso e questo ritornello è un’esplosione di intensità ed interpretazione che riporta ai livelli di “Essere umani”. Inoltre il mix delle voci di Mengoni e Walker sono un amalgama pazzesco, degno dei grandi duetti internazionali. Non a caso è stato scelto come nuovo singolo per l’uscita contemporanea in Europa dell’album.

“Buona vita”: uscito in contemporanea, quasi un B-side di “Voglio”, ha ritmi che rimandano alle terre latine, ma non riesce a rimanere impressa a molto in quanto rimanda ad un mondo forse troppo lontano da quanto proposto sempre da Marco, ma anche a livello musicale in generale.

“Muhammad Ali”: gli ansimi che aprono il brano ti rapiscono da subito, con questo ritmo tribal/elettro, che cresce piano piano nelle strofe fino a scatenarsi nel primo ritornello. Un remix efficace permetterebbe di renderla irresistibile anche per le discoteche dello stivale.

“La casa azul”: nonostante il titolo possa trarre in inganno è una canzone in italiano ma si ritorna alle atmosfere latineggianti di “Buona vita”, anche se qui si alzano in parte i bpm, rendendo il tutto più incalzante con anche un intervento di Adriano Celentano. Solo sul finale si cimenta in due incisi in spagnolo.

“Mille lire”: le atmosfere sono qui quelle un po’ da musica ambient. Non convince forse appieno. Difficilmente potrà essere un singolo ma richiama qualcosa anche della musica black r’n’b dei primi anni 2000.

“Intro della ragione”: gli archi sono i padroni di questa intro, posta a metà dell’album, che dovrebbe introdurre il brano successivo. Sicuramente ben suonato e arrangiato.

“La ragione del mondo”: parte fiacco l’ottavo brano della tracklist, ma andando avanti nell’ascolto da una semplice chitarra compaiono i vari strumenti per una sorta di gospel ballad, dalle tinte country e molto intense, che valorizzano la voce dell’ex concorrente di X Factor.

“Amalia” feat. Vanessa da Mata & Selton: non so cosa bene cosa sia ma ti travolge senza possibilità di appello, in un vortice di felicità contagiosa e atmosfere gitane che con il featuring cantato in portoghese dà un tocco davvero esotico al brano. “Una canzone mai sentita / così bella da far male” una parte del testo che esplicita chiaramente il concetto.

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“Rivoluzione”: continua sicuramente anche in questo brano la rivoluzione che Marco ha deciso di regalare ai suoi fans e non solo. Si continua a ballare condendo il pop con una EDM non troppo invasiva, con il giusto ritornello che ti rimane in testa.

“Everest”: è sicuramente forse uno dei brani più “classici” contenuti nel nuovo album che ricorda il vecchio Mengoni, almeno fino a metà brano. Una midtempo che viene orchestrata in maniera impeccabile, per essere suonata al meglio anche dal vivo.

“I giorni di domani”: dopo averci fatto scatenare per diversi brani, infila due ballad e midtempo una dietro l’altra per rallentare il tempo e bisogna ammettere che non sbaglia anche in questa scelta, che riesce ad insinuarsi nelle orecchie senza addirittura stufare, considerando che è anche l’unico brano a superare i quattro minuti di durata.

“Atlantico”: la title track rimanda alle sonorità degli anni ’80, attualizzate in maniera eccellente, senza risultare troppo vintage, né un accrocchio musicale incomprensibile. Senza infamia e senza lode, forse dopo aver ascoltato tanto altro sparso nell’album, non rimane propriamente impressa.

“Hola”: questa volta in versione solista rispetto alla versione in collaborazione con Tom Walker. Regge anche senza il featuring, ma se l’ascolti la prima volta in duetto è difficile apprezzare appieno anche la versione singola.

“Dialogo tra due pazzi”: chiude l’album una poesia personale, che sicuramente dice molto anche della persona Marco. Un brano corale, che ricorda i buoni brani di un cartone Disney, unendo musicalità, testo e interpretazione per regalare un piccolo gioiellino.