Per il quarto anno consecutivo Bellacanzone ha partecipato al preascolto dei 30 brani in gara al Festival di Sanremo 2025: dalla sede romana del Teatro delle Vittorie.
Sicuramente 30 artisti in gara sono molti e dare un giudizio al primo ascolto di così tanti brani non è facile. Soprattutto perché molte canzoni sembrano essere la copia l’una dell’altra. Forse è arrivato il momento di rimpiangere davvero Amadeus? Prima di prendere decisioni azzardate, ci riserviamo di ascoltare i pezzi nuovamente sul palco del Teatro Ariston, nella loro casa naturale. Intanto facciamo una breve carrellata di tutti i brani.
Achille Lauro – “Incoscienti giovani”: al primo ascolto sembra essere un brano più debole rispetto ai precedenti “Rolls Royce”, “Me ne frego” e “Domenica”, ma siamo sicuri che al pubblico piacerà. Una ballad romantica e malinconica che ricorda un po’ Antonello Venditti. “Se non ti amo fallo tu per me. Ti cercherò in un vecchio film per sempre noi incoscienti giovani“.
Bresh – “La tana del granchio”: canzone dimenticabile e forse già dimenticata. Per il suo debutto sul palco del Teatro Ariston avrebbe potuto puntare su altro e restare più fedele alle sue origini rap. “Sono una madre che si sgola, una testa che gira ancora, una chitarra che non suona“.
Brunori Sas – “L’albero delle noci”: un brano in puro stile Brunori Sas (con accenni a Francesco De Gregori) che esalta la bellezza della nascita come simbolo di speranza e rinnovamento. “Vorrei cambiare la voce vorrei cantare senza parole senza mentire per farti paura di soffrire“.
Clara – “Febbre”: forse non c’era bisogno di averla per il secondo anno consecutivo sul palco del Teatro Ariston. Fin dalle prime note ci rendiamo conto che si tratta di una copia di “Diamanti grezzi”, quindi già è pronta per diventare un tormentone radiofonico. “Dimmelo se ciò che provi è solo febbre che sale e scende che mi fa male“.
Coma_Cose – “Cuoricini”: a proposito di tormentoni, quello dei Coma_Cose sarà tra i brani cult di questo Festival. Vi ricordate “Fiamme negli occhi”? Bene. Dimenticatelo. Il duo ci porta negli anni Ottanta con sonorità e testo difficili da dimenticare. Al primo ascolto potrebbe sembrare una allucinazione collettiva. “Dove scappi senza cuoricini, per l’autostima cuoricini, che medicina cuoricini, ma che tolgono il gusto di sbagliare tutto“.
Elodie – “Dimenticarsi alle 7”: la nuova regina della musica pop ci delude con un brano scritto da due re Mida Davide Petrella e Davide Simonetta. Una canzone in stile Elodie che però fuori dal Festival probabilmente nessuno avrebbe ascoltato. “Dimenticarsi alle 7 così di un giorno qualunque mentre si parla di niente li seduti in un bar“.
Emis Killa – “Demoni”: siamo già stufi di ascoltare le polemiche sul rapper, così come siamo annoiati da questo brano. Rispetto ai suoi colleghi in gara è sicuramente un passo indietro. “E sembriamo due randagi, litighiamo da ubriachi lo facciamo sui binari tra i vagoni abbandonati“.
Fedez – “Battito”: avremmo mai pensato di poter parlare bene di una canzone di Fedez? Effettivamente no. Eppure con questo brano ritroviamo un Federico delle origini senza frizzi e lazzi pop. Nel tema affrontato della depressione c’è chi vorrà leggere tra le righe dei riferimenti a Chiara Ferragni, ma questo è solo gossip. Meglio far parlare la musica. “Le paranoie hanno bisogno di troppe attenzioni forse mento quando ti dico sto meglio“.
Francesca Michielin – “Fango in Paradiso”: ennesima ballad che non riesce a distinguersi dalla massa, proponendo sonorità già sentite e poco innovative. Si parla di una storia d’amore terminata e subito c’è chi la accosta a Taylor Swift e alle sue ormai famose revenge song. Confronto davvero azzardato. “E quanto amore sprecherò, quanti vetri rotti che sono plastica per i tuoi stupidi occhi“
-Francesco Gabbani – “Viva la vita”: una ballata in puro stile Gabbani che però non ha la stessa forza di “Viceversa” del 2020. Questa volta arrivare al podio e addirittura puntare alla vittoria potrebbe essere più difficile. “Stesso fuoco dentro, insieme due paralisi faranno movimento, insieme due romantici alle porte dell’inferno“.
Gaia – “Chiamo io chiami tu”: meno peggio di tante altre colleghe ascoltate in questa carrellata. Ovviamente si balla. Ovviamente si grida al tormentone. Basti pensare che la frase “Chiamo io, chiami tu” viene ripetuta per 10 volte all’interno del testo. “Niente di serio se uno dei due se ne va”.
Giorgia – “La cura per me”: una canzone emozionante, in cui la sua voce potente e precisa si esprime al meglio, con virtuosismi e passaggi vocali. Le aspettative erano alte e forse sono un po’ deluse, ma tutti dicono che il podio per lei sia certo. Siamo sicuri? “Non so più quante volte ti ho cercato per quegli occhi che fanno da luna, non so più quante notti ti ho aspettato per finire a ingoiare tutto, la paura di rimanere sola“.
Irama – “Lentamente”: non ci meritavamo per l’ennesima volta Irama sul palco del Teatro Ariston. Ancora una ballad per il cantante che però non sembra avere le stesse possibilità di successo di “Ovunque sarai” e “Tu no”. In alcuni punti l’intensità dell’interpretazione rende praticamente impossibile la comprensione delle parole pronunciate. “E te lo si legge dagli occhi che mi odi e se in amore non soffri, non sogni, non corri, non so innamorarmi di te“.
Joan Thiele – “Eco”: una canzone piatta, che non decolla mai, con richiami western e senza un vero e proprio ritornello. “E se potessi dirti che qui la paura non ha età, tu fissarla forte dentro gli occhi, spara al centro qui la notte non ci fotte“.
Lucio Corsi – “Volevo essere un duro”: un inno alla fragilità che porta sul palco del Teatro Ariston la tradizione del cantautorato italiano. “Quanto è duro il mondo per quelli normali che hanno poco amore intorno o troppo sole negli occhi“.
Marcella Bella – “Pelle diamante”: per la quota “anziano che deve tornare in auge e quindi porta un brano paraculo al Festival di Sanremo” quest’anno troviamo lei, Marcella Bella. Un testo che sembra fare il verso a “Pazza” di Loredana Bertè, ma senza la stessa forza. “Forte tosta indipendente non mi tocca niente“.
Massimo Ranieri – “Tra le mani un cuore”: voce potente e capacità di interpretare con grande intensità sono innegabili (anche se nell’ultima partecipazione al Festival ha avuto qualche problemino). Questo sembra un classico pezzo di Tiziano Ferro (che, non a caso, è autore insieme a Nek, Giulia Anania e Marta Venturini) della sua produzione più recente, quindi quella si può anche dimenticare. “Se hai tra le mani un cuore tu tienilo in alto e fallo in ginocchio su un altare, che ogni tua ferita lo farà sanguinare“.
Modà – “Non ti dimentico”: per la band capitanata da Kekko il tempo sembra non passare mai e così porta sul palco una canzone praticamente uguale a tutte le altre già interpretate dal 2002 ad oggi. Nessuna sorpresa, ma ricordiamo che già una volta i Modà hanno rischiato di vincere il Festival. Brividi. “Non te l’ho mia detto che mentre ti baciavo, tenevo aperti gli occhi e di nascosto ti guardavo“.
Noemi – “Se t’innamori muori”: la solita Noemi, con la solita ballad, alla sua ennesima partecipazione al Festival di Sanremo. Forse ci ha un po’ stufato, anche se il brano porta la firma di Mahmood e Blanco. “Perché è impossibile scordare quelle notti con il sorriso e con le borse sotto gli occhi, la sensazione che se ti innamori muori serenamente“.
Olly – “Balorda nostalgia”: dopo aver collaborato con chiunque, finalmente Olly nei Big del Festival di Sanremo e rischia anche di finire sul podio. Sonorità pop per un brano che farà uscire qualche lacrima alle adolescenti (e non solo). “Tornare a quando ci bastava ridere, piangere, fare l’amore poi stare in silenzio per ore“.
Rkomi – “Il ritmo delle cose”: se si potesse dare un voto alla dizione sarebbe “zero”. Non che la canzone nel complesso possa aspirare ad un voto migliore. Chi dice che la canzone non è male, mente. “Forse solo la stanchezza ti porta dentro quella stanza che hanno chiamato libertà“.
Rocco Hunt – “Mille vote ancora”: per la quota “napoletano in gara” quest’anno tocca a Rocco Hunt, che rispetto a Geolier dello scorso anno, propone la strofa in italiano ed il ritornello in dialetto. Nessun guizzo che possa giustificare una sua ipotetica presenza sul podio. “Mille vote ancora e ridere. Mille vote ancora e chiagnere. Mille vote ancora a casa mia“.
Rose Villain – “Fuorilegge”: un “Click Boom” che non ce l’ha fatta, ma il rischio di ascoltarla in radio nei prossimi mesi c’è ed è pure alto. Nel testo Mia Martini e “Almeno tu nell’universo”, anche se il brano è anni luce dall’artista. “Se pensarti fosse un crimine stanotte io sarei fuorilegge“
Sarah Toscano – “Amarcord”: avanti il prossimo? Inserita probabilmente per la quota “vincitore di Amici”, sarebbe potuta stare serenamente a casa. Nel caos dell’ascolto di 30 brani il suo è quello che si perde più facilmente. “C’è un vento che mi porterà, mi scioglierà le trecce di una vie e rose come Edith Piaf, non mi rimane niente”.
Shablo feat. Guè, Joshua & Tormento – “La mia parola”: Carlo Conti prometteva di far ballare con questo brano, ma forse il direttore artistico ha una concezione un po’ particolare del ballo. Una “street song” come la definiscono loro che resta fedele alle loro origini: “Per dare quello che ho brucerò fino alla fine, chiuso tra cemento e smog“.
Serena Brancale – “Anema e core”: chi farà ballare invece è sicuramente la Brancale che torna all’Ariston, anche se in molti avranno dimenticato la sua partecipazione nelle Nuove Proposte nel 2015. Anche in quel caso un Festival targato conti. “Stanotte saremo due stelle del cinema italo americano, dammi un bacio su un taxi cabrio, un bacio che sadda vere sadda vere da vere“.
Simone Cristicchi – “Quando sarai piccola”: il cantautore è già pronto per il podio o per il premio della critica. Impossibie non commuoversi. “E ancora un altro giorno insieme a te per restituirti tutta questa vita che mi hai dato e sorridere del tempo e di come ci hai cambiato“.
The Kolors – “Tu con chi fai l’amore”: va bene la cassa in 4 ma così è troppo. Il tormentone è assicurato ed anche i video su TikTok. Ambire alla vittoria del Festival però è esagerato. “Mi piaci, un minimo mi aspetti a Mykonos in ogni rendezvous, bugie si dicono“.
Tony Effe – “Damme ‘na mano”: che ci possa piacere la canzone di Tony Effe è un’esagerazione, ma rispetto ad altri brani si fa notare. Uno stornello romano in chiave trap. ‘Na paraculata. Con lo zampino di Davide Petrella. “Damme na mano che c’ho ner core solo na donna e na canzone. Nun conta niente. Si crolla er nonno io maricordo solo di te“.
Willie Peyote – “Grazie ma no grazie”: il ritornello rimane in testa e la strofa ricorda un po’ Daniele Silvestri. Tutti aspettavamo con ansia la citazione sui Jalisse: “Tu vorresti che la gente ti capisse, la ami come se ricambiasse e c’hai provato anche più volte dei Jalisse, ma l’insistenza non è mai così di classe“.