Secondamarea: “‘Slow’ è il nostro disco più viscerale” – Intervista

Dal 21 giugno è ricominciato l’Agritour dei Secondamarea, una serie di appuntamenti in location d’eccezione quali agriturismi, cascine e fattorie. Il duo milanese, ma toscano d’adozione, formato dalla cantante e musicista Ilaria Becchino e dallo scrittore e cantautore Andrea Biscaro, presenta dal vivo per l’occasione il nuovo album di inediti dal titolo Slow, già disponibile in digital download e su tutte le piattaforme streaming. Il tour è un progetto che il duo ha realizzato sposando l’idea di riportare la musica alla natura e ai suoi produttori e trasformatori, facendolo diventare così un Agritour.

L’intervista

L’isola del Giglio ha fatto da sfondo alla vostra unione artistica e non solo. Volete raccontarci com’è nato questo duo?
I Secondamarea nascono circa 15 anni fa da un incontro speciale in un luogo speciale (l’Isola del Giglio). Una splendida voce (Ilaria) e un abile songwriter (Andrea) decidono di vivere insieme e di scrivere canzoni insieme. Due anime selvatiche accomunate dalla musica, dalla fantasia e da un estro vulcanico, che soltanto un’isola avrebbe potuto accogliere e far da mamma!

Nel corso degli anni grandi soddisfazioni come quella al Festival Internazionale di Monaco di Baviera: come vi siete ritrovati a rappresentare l’Italia all’estero?
Ogni volta, se dobbiamo ripensare ad un premio, sopra tutti, ricordiamo con affetto e orgoglio il Muenchen Festival (Festival Internazionale di Monaco di Baviera), in cui siamo stati invitati come rappresentati della canzone italiana all’estero insieme ad altri 11 artisti. Una grande soddisfazione e un’accoglienza straordinaria. Un ricordo bellissimo, ancora molto vivido. Avevamo semplicemente fatto domanda di partecipazione con un brano inedito, “Fragile”: una canzone molto fortunata che all’epoca ci aveva aperto le porte di molti premi e festival (dimostrandosi davvero poco Fragile!). Siamo stati chiamati dopo appena una settimana!

Qual è il filo conduttore di Slow?
La Natura e il Tempo. Abbiamo detto più volte che “Slow” è il nostro disco più viscerale, autentico, personale. Ma nello stesso tempo il disco con la visione più ampia, panoramica, esistenziale. Parla e canta di radici ben piantate nel suolo, ma anche di chiome, foglie e rami protesi al cielo. “Slow” è una sorta di grande inno alla lentezza e al vivere naturale. Dodici canzoni per raccontare il nostro modo di esistere, forse. Il nostro punto di vista sul mondo, sulla natura, sui cambiamenti climatici, sul bosco, sul mare, sull’inquinamento, sul riscaldamento globale, sul cibo, sull’aria, sul lavoro manuale, sull’importanza del sogno.

Quali sono gli artisti che hanno influenzato maggiormente la vostra crescita musicale?
Ti diciamo che siamo grandi divoratori di musica, da sempre. Siamo onnivori, ricercatori assidui, soprattutto non ci accontentiamo. Spaziamo nei generi e siamo tra i pochi che ancora acquistano cd fisici. Se dovessimo parlare della musica che abbiamo amato e che ci ha formato, ti dovremmo scrivere un’enciclopedia! Ti raccontiamo un po’ di ultimi (strepitosi) ascolti: Glen Hansard, The Frames, The National, John Father Misty, Jonathan Wilson. Ogni loro disco è una garanzia assoluta. Ma la nostra crescita musicale si nutre anche di arti parallele: adoriamo il cinema, la letturatura, la poesia, il fumetto.

Come nasce l’idea dell’Agritour?
L’AGRITOUR è un concetto innovativo per riportare la musica alla terra, trasformando spazi non propriamente “da concerto”, in luoghi musicali. Un programma di date consecutive in Agriturismi, Cascine, Fattorie in cui far ascoltare il nuovo disco “SLOW” in veste totalmente acustica, puntando sull’essenzialità e sulla convivialità. Un progetto di musica a Chilometro Zero per un percorso sensoriale tout court, dove le note sono molteplici: sonore, olfattive, gustative, visive. Ci sembrava il modo più giusto e coerente per proporre dal vivo questo progetto.
Il tour è iniziato a metà giugno.

Qual è la vostra canzone del cuore?
“C’hanno rubato l’inverno”, la canzone che apre il disco “SLOW”, è forse il brano che in questo momento amiamo di più, forse perché condensa un po’ tutta la nostra poetica, la nostra idea stessa di fare musica oggi. Non è un caso se abbiamo deciso di posizionarla in apertura del cd e dei live. Diciamo che è un ottimo biglietto da visita dei Secondamarea!