Paola Rossato: “Oggi alcuni artisti diventano ‘impiegati della musica’”

Facile è l’album di Paola Rossato composto da 13 brani dal gusto pop cantautorale, di ampio respiro, che spaziano dal folk alle sonorità più moderne. È un disco che affronta tematiche legate alla vita quotidiana, ma mai banali, e che non rinuncia a qualche sprazzo di ironia e a momenti di delicata spensieratezza. L’album, autoprodotto, è stato registrato e mixato da Francesco Marzona al Birdland Studio di Gorizia. Hanno contribuito alla produzione artistica: Simone Serafini (basso, contrabbasso e violoncello), Sergio Giangaspero (chitarre e cori), Ermes Ghirardini (batteria e percussioni), Gianpaolo Rinaldi (pianoforte e hammond), Mirko Cisilino (tromba) e ospite
speciale Doro Gjat.

L’intervista

Facile è il tuo album d’esordio, ma in realtà sei attiva sulla scena musicale da tempo: come mai hai aspettato prima di pubblicare la tua opera prima?
Non mi sentivo pronta, sentivo che ancora non era il momento per me per uscire con un disco,
nonostante il fatto che più persone da tempo mi chiedessero di farlo.

Quando hai capito che era arrivato il momento di pubblicare un disco?
C’è stato un momento in cui ho sentito che non era più il caso di rimandare e sentivo che aspettare
ancora sarebbe stato davvero assurdo.

Nell’album si passa dal cantautorato classico al rap: come riescono a convivere questi due
generi?
Non credo ci possa essere difficoltà di convivenza tra diversi generi nel caso in cui ci sia comunque
uno stesso obiettivo. Credo che se il messaggio da dare è ben chiaro, come nel caso di “Non dormo”, che ho scritto scegliendo poi di avvalermi del contributo di Doro Gjat, l’affiancamento di generi e quindi di linguaggi diversi possa fornire un arricchimento al brano. “Non dormo” è un brano di denuncia molto forte e molto poco velata al mondo del lavoro, in particolare allo sfruttamento dei lavoratori, in un presente in cui molte aziende decidono di ridurre il personale e quindi i costi ma di mantenere invariata la produttività, con conseguenze spesso forti e poco sostenibili che in qualche caso possono sfociare in casi di depressione.

Com’è nata la collaborazione con Doro?
Ho scelto di avvalermi del lavoro di Doro, che ha scritto la parte di testo che poi interpreta nel disco, con il preciso obiettivo di dare maggiore risonanza al brano. Se ci sono passione, impegno e comunione di intenti e si lavora con professionalità credo che le differenze di stile, di genere e di  linguaggio possano arricchire, non impoverire. Questo è un concetto che allargo anche al nostro presente fuori dalla musica e ai casi in cui alcune persone si ostinano con testardaggine ed ignoranza a considerare persone con diversa provenienza e diversa cultura come un pericolo. Smettiamola.

Hai mai pensato di partecipare ad un talent show?
Non condanno i talent. Personalmente anni fa ho fatto il provino ad Amici, passando la prima selezione e mi sono iscritta per 2 volte a X-Factor, cantando malissimo (mea culpa). Ho conosciuto persone talentuosissime che sono passate in tv a X-Factor e che poi hanno rinunciato volontariamente ad andare avanti, perché non si sentivano di potersi esprimere in maniera personale. Quello che mi spaventa dei talent sono due cose: la sensazione di “appiattimento”, per cui si tendono a “sfornare” artisti con canzoni spesso simili tra loro, e penso che questo sia un peccato; inoltre mi spaventa il fatto che per alcuni di questi ragazzi ad un certo punto il sogno finisca e vengono lasciati cadere nel nulla. Dico sempre che non dev’essere facile cadere da una simile
altezza.

E cosa pensi allora?
Personalmente ho sempre sognato di poter lavorare con un produttore come quelli di cui mi hanno raccontato, quelli che c’erano negli anni ’60, quelli che prima di produrre un tuo disco ti guidavano, ti indicavano e consigliavano libri da leggere, posti da vedere, film… qualcosa che ti aiutasse a scrivere nuove cose. Quelli che non si incoraggiavano quando il primo album non otteneva il successo sperato ma ti restavano a fianco provando altre strade. Oggi se un singolo non va, sei a casa. Ho sentito inoltre di artisti che in mano a produttori vengono snaturati e si ritrovano ad essere “impiegati della musica”: vestiti così, parla così, canta questo, comportati in questo modo.

E i ragazzi usciti dai talent?
Ritengo che molti dei ragazzi di Amici, di X-Factor, ecc.. siano davvero eccezionali, con un livello di bravura altissimo, ma che debbano essere affiancati con passione e pazienza. Questo è un mio parere personale, scritto senza esser mai stata all’interno della situazione e con una visione soggettiva, non ho verità in tasca. Non ho trovato il produttore che ho cercato, un po’ perché non sono stata contattata da nessuno, un po’ perché dopo un lungo tentennamento ho scelto l’auto produzione, nonostante ci fosse stata una persona davvero splendida che si è offerta di affiancarmi in questo lavoro. Così ho messo da parte i sogni e la tristezza di non aver accanto la persona che ho sognato, mi sono rimboccata le maniche e ho scelto di diventare la persona che avrei avuto a fianco e di diventare il mio produttore.

È stata dura…
È stato un percorso intenso: ho portato avanti e “diretto” lavori di cui nemmeno sospettavo l’esistenza, imparando a farli, sempre con passione, chiedendo consigli, mettendo in gioco tutte le mie risorse di tempo, economiche, mentali, documentandomi e tenendo sempre a mente il produttore che avrei desiderato per poi prendere le sue veci. Per mesi non sono stata cantante né cantautrice ma produttore artistico e arrangiatore (tutti e due insieme ai miei musicisti, a cui va il merito degli arrangiamenti e delle scelte musicali che sentirete nel disco), ho scelto la grafica di ogni pagina del disco, compresi i colori, le scritte, dalle grandi alle piccole cose (ad esempio la scelta di scrivere a mano il titolo dell’album ed il mio nome per dare un’idea maggiore di “verità”), ho scelto il distributore musicale, la data di uscita del disco (1 aprile, per coerenza!), il titolo del disco, il modo di portare avanti il progetto e una marea di altre cose. Voglio citare i nomi dei musicisti che mi hanno affiancato in questo lavoro, senza i quali il disco non sarebbe così ricco e raffinato: Sergio Giangaspero (chitarre, cori), Simone Serafini (basso, contrabbasso, violoncello), Ermes Ghirardini (percussioni e batteria), Gianpaolo Rinaldi (pianoforte, tastiere, organo hammond), Mirko Cisilino (tromba, trombone), Nevio Zaninotto (sax); inoltre Francesco Marzona per il Birdland Studio (registrazione, missaggio e mastering), Dean Zobec, che ha fatto e che cura costantemente il mio sito, nonché fotografo (la foto di copertina l’abbiamo fatta insieme con la tecnica del “dipinto di luce”) ed infine mia madre, che ha dato il sostegno economico notevole per la produzione di questo enorme lavoro.

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Quanto è difficile invece emergere nel panorama musicale attuale?
Per me, difficilissimo. O facile, ma lento. È chiaro che se alle spalle non hai una produzione davvero importante procedi a passo di bradipo in prognosi riservata, ma procedi. Avanti, si va. In futuro vedremo cosa accadrà. Ho la consapevolezza di aver dato tutto quello che avevo assieme ai miei compagni di viaggio: abbiamo messo tutte le nostre conoscenze, creatività, passione, impegno. Tanto cuore, scritto da una che non sopporta l’uso inflazionato di questa parola.

Ci sarà un tour estivo? 
Lunedì 18 giugno saremo in concerto in quartetto (io e Sergio, Simone ed Ermes) alle 20:45 alla Casa della Musica a Trieste; inoltre il 21 luglio sono stata invitata ad aprire il concerto di Kyla Brox nell’ambito della rassegna “Blue Notte” e sono davvero felice di aver ricevuto questo invito, che ho accettato con immenso piacere. Poi sto preparando delle date per l’autunno. Per aggiornamenti chi avesse piacere può fare una visitina su www.paolarossato.it, il mio sito. Mi trovate anche su Facebook, sia nella pagina che nel profilo privato. Trovate il disco su tutti i principali stores digitali e nei negozi fisici di Gorizia (Music Shop e Ubik) e a Trieste (Music Movies Megastore). Scusa, un attimo di sana pubblicità…