Massimiliano Longo parla dei suoi nuovi artisti e lancia un appello: “Nel 2021 gli artisti dovrebbero dare più spazio agli emergenti durante i loro concerti”

Massimiliano Longo parla dei suoi nuovi artisti e lancia un appello: "Nel 2021 gli artisti dovrebbero dare più spazio agli emergenti durante i loro concerti", ecco l'intervista per Bellacanzone.

Bellacanzone ha intervistato Massimiliano Longo, Direttore di All Music Italia: recentemente Longo ha ripreso anche l’attività di manager con Stefano Farinetti in arte Neno dal mese di marzo. Insieme hanno pubblicato tre brani che hanno conquistato le playlist di Spotify e si avviano verso la pubblicazione del primo album del cantautore.

Sempre nel 2020, da aprile, ha cominciato a seguire la carriera di un debuttante, Enea Vlad. Dopo la pubblicazione del singolo Astronauti e diversi mesi di lavoro, Massimiliano ha scelto, nel mese di agosto del 2020, di diventare manager di Enea e sviluppare un progetto musicale che vedrà luce nel 2021.

Massimiliano Longo: una vita dedicata alla musica. Ricordi il momento preciso in cui hai capito che questo sarebbe diventato il tuo lavoro?

Io ci ho sperato da quando avevo vent’anni. Poi, lo sai meglio di me visto che abbiamo un percorso simile, desiderare ed arrivarci non è sempre la stessa cosa. Parliamo di un ambiente difficile, a suo modo molto chiuso nella sua “cerchia”. Diciamo che non mi sono mai arreso a partire dai vent’anni. Ho saltato uscite, discoteche, ho stabilito le mie priorità, ho fatto del mio obbiettivo anche il mio divertimento, ma ha volte mi è comunque pesato perché avevo un sogno lavorativo difficile, diverso dagli altri e che gli altri non capivano. Del resto ancora oggi quando dici che lavori a contatto con la musica ti rispondo: “Ok, e poi di lavoro che fai?”.

Forse il momento in cui l’ho capito è stato quando a 25 anni, da responsabile del fan club di Gianluca Grignani sono diventato personal assistant dell’artista. È stato un passaggio non facile però sono riuscito a non perdere mai di vista da dove ero arrivato e l’importanza dei fan e, magari mi sono sbattuto il doppio, ma riuscivo a conciliare i due aspetti. Per questo ricevevo mail, messaggi, persino regali, attestati di stima da chi era dove prima ero io che mi hanno fatto capire che quello era il mio posto, che non mi interessava arrivare, ma arrivare come volevo io.

Poi mi fa piacere ricordare un episodio più recente, due anni fa presentai un instore di Enrico Nigiotti per il suo album Cenerentola. Quando finii, Adele Di Palma, stiamo parlando non solo della manager di Nigiotti e di Gianna Nannini, ma di una figura centrale nella musica italiana, mi si avvicinò e mi disse: “Questa è la miglior presentazione instore di un disco che ho mai visto”. Capisci? Per me ogni episodio come questo segna un nuovo inizio, mi ribadisce che ho scelto bene e che, almeno ci provo, a fare bene.

All Music Italia è un punto di riferimento per la musica italiana: quanto è importante parlare della musica emergente al giorno d’oggi?
Detto dalla Direttrice è un gran complimento eh!!! Guarda la musica emergente è sempre stata parte di All Music Italia dal primo giorno e, oggi più che mai, parlarne è importante. Le radio danno loro poco spazio, i quotidiani non hanno ovviamente spazio e nelle piattaforme streaming c’è troppa musica per riuscire ad emergere. E allora almeno noi, noi informazione musicale sul web, abbiamo il dovere di darglielo, di provare a incuriosire le persone. Certo, selezionando perché mediamente arrivano 30 comunicati stampa di artisti poco noti al giorno e gli spazi e il tempo sono quello che sono e, purtroppo, il pubblico italiano cerca spesso notizie su chi è già noto. Però sono convinto che nel nostro piccolo i siti come i nostri possono muovere qualcosa, persino “adottare” in qualche modo gli artisti che ci piacciono e sostenerli con la trasparenza dovuta ai nostri lettori.

Questo vale anche per i non emergenti di sicuro. Per esempio noi abbiamo sempre dato Romina Falconi sin dal primo disco, credevamo in lei in maniera unanime in redazione ed era giusto così. Idem per Irama, c’è stato un periodo, tra le vittoria al Summer Festival e la partecipazione ad Amici, in cui era stato un po’ “parcheggiato”, si tendeva a non parlare più di lui, noi ci credevamo e per questo non abbiamo mai smesso.

In conclusione penso c’è sempre bisogno di parlare di musica, di quella meno nota più che mai. Non può esistere solo il talent o Sanremo.

Recentemente hai ripreso l’attività di manager, seguendo Neno ed Enea Vlad: come mai hai deciso di ricominciare con loro?

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Casualmente. Nel senso che era un sogno che accarezzavo da un po’, ma avevo smesso quando ho fondato All Music Italia. Però non trovavo gli artisti giusti, che smuovessero qualcosa in me. Amo le vocalità particolari, ho bisogno di guardare qualcuno negli occhi e già immaginare il percorso da fare, che poi cambia e si costruisce in corsa insieme ovviamente. E poi ho bisogno di fidarmi delle persone con cui lavoro, loro mettono in mano la loro carriera a me, ma io, al tempo stesso, metto nelle loro mani tutto quello che ho costruito in questi anni di duro lavoro. La mia credibilità in primis, quindi ho bisogno che lo capiscano e non mi deludano. Perché un mio sbaglio si ripercuote su di loro ma anche una loro ca**ata, che magari può sembrare piccola, si ripercuote su di me.

Per quel che riguarda Neno ero giudice in una puntata del pomeridiano di Amici e mi ha folgorato il suo timbro vocale unità alla sua maturità artistica mentre cantava Anna e Marco di Lucio Dalla. E poi è completamente fuori dal mondo, non è capace di essere diverso da quello che è, e infatti per me è buffissimo, nel senso buono del temine. E infine, ma è la cosa più importante, ha questa voce che sembra strappata ai cantautori internazionali ben più adulti di lui. Con la giusta canzone riesce pure a farmi piangere, per dire…

Con Enea Vlad invece è stato diverso. Lo avevo apprezzato con il suo primo singolo, capivo che c’era qualcosa in lui che non era ancora a fuoco eppure, scusa il gioco di parole, aveva un fuoco dentro. Già ad un 21enne che ama Franco Battiato che gli vuoi dire?

Lui ha una grande tenacia, lavorava anche 12 ore al giorno e poi componeva musica. Nonostante avesse qualcuno alle spalle si pagava tutto, produzione, video. Fino a che un giorno ha capito che aveva bisogno di qualcosa di più ma, come tanti giovani, si trovava spaesato. Ho deciso di aiutarlo, come ho fatto in passato, nel limite delle mie possibilità e da dietro le quinte, con tanti altri artisti, anche noti. 
Più lo aiutavo e più capivo che lui ha carattere, ha le carte in regola ma anche bisogno di qualcuno al suo fianco perché ha iniziato troppo giovane a doversela cavare nella vita. Ha dentro un mondo, che spero di riuscire a fargli uscire fuori nelle prossime canzoni, inquieto e solare al tempo stesso. 

Saranno due percorsi diversi con Neno continueremo a fare uscire brani perché ha un suo mondo già ben definito che deve solo espandersi. Con Enea da settembre invece partiremo in quarta lavorando per un po’ di tempo da dietro le quinte, non molto, ma quello che basterà per far sì che lui si senta pronto. In precedenza con lui hanno puntato sulla fretta, senza una logica. Ora è il momento di fare le cose con calma.

In ogni caso, pur avendo lanciato Astronauti in corsa per non sforare l’uscita e senza che avessi visionato il prima, sta attendo dei risultati più che discreti per un esordiente, 25.000 stream Spotify e verso le 50.000 views su YouTube.

Quali sono i prossimi step con loro?

A livello discografico ne parleremo al momento giusto, non bisogna mai correre troppo. Ora con Enea ci sarà un certo tipo di lavoro e con Neno un altro. Entrambi secondo me hanno bisogno di affinare e spaziare le doti da autori di se stessi che già hanno. Mi piacerebbe portarli da Roberto Razzini di Warner Chappell e farli lavorare con la sua squadra di autori se lo vorrà, credo che lui sia il numero uno nella comprensione e sul lavorare con gli autori/cantautori. Vediamo se mi riceve (ride).

Hai altri artisti che stai tenendo d’occhio e con cui vorresti lavorare?

No, loro due mi bastano. Non sono uno in grado di prendere chiunque passi e dire: “Vediamo se funziona, se no faccio i cash con l’altro”. vedo manager con 10/12 artisti. Io devo concentrare le forze su un numero limitato di persone, e due è il massimo per me. Anche perché io instauro anche un rapporto umano con loro, è inevitabile tra manager e artista, con tutti i pro e i contro.

Poi questi due nemmeno si scornano tra loro dicendomi: “Stai dando più attenzioni a lui”, no vanno d’amore e d’accordo, e che caxxo, così il mio ego è insoddisfatto (ride).

In passato hai già svolto l’attività di manager musicale: cosa consigli a chi vuole intraprendere questo lavoro da zero?

Che gli obbiettivi principali sono: fare qualcosa di bello e in cui credi con un artista in cui credi, realizzare il sogno di qualcuno che lo merita e, in contemporanea, visto che sempre di lavoro si tratta, guadagnarci anche. Se siete giovani fatevi le ossa, iniziate a gestire i calendari di artisti che conoscete o che vi ispirano, ricordate che all’inizio avete tutto da dimostrare e quindi la fatica, fisica e mentale, persino la frustrazione, saranno inevitabili.

Cosa pensi invece dei talent show? C’è ancora la possibilità di sfondare davvero?

A me non dispiacciono, sono una possibilità in più. Però va ricordato che è comunque principalmente televisione quindi da lì esce un certo tipo di musica e personaggi che seguono certe dinamiche. Ora per farti un esempio, fosse per me Nyv doveva vincere questa edizione di Amici. Ma Nyv ha un approccio simile alle cantautrici che vediamo all’estero, il palco lo riempie con la voce, con le sue melodie, con quella bellissima malinconia, ma il pubblico italiano, anche per colpa delle televisione, è invece abituato a vedere l’artista contorcersi sul palco che, per carità, ci sta anche e ci sono artisti che lo sanno fare benissimo, ma la musica non può essere solo questo. E infatti assistiamo a carriere sempre più lampo con cambi di repertorio continui al primo brano che non funziona.

Però i talent hanno dato anche tanto spazio a tanti talenti, quindi è giusto che ci siano. Quello che non è giusto che accada è che per gli artisti del pop (con tutte le diramazioni del pop) esista solo questo. Non tutti sono fatti per la televisione nel modo in cui viene usata nei talent show con riprese continue, psico drammi, lacrime e storie varie. E non è giusto che chi non se la sente di parteciparvi si senta rispondere, sempre, da case discografiche, produttori etc etc “devi fare il talent”.

Tre artisti che secondo te dobbiamo tenere d’occhio nei prossimi mesi?
Escludo i miei perché li do per scontati (ride). ArieteFederico Baroni (di cui ho ascoltato alcuni brani in anteprima) e Onnie.

Come vedi il futuro della musica dal vivo in Italia nei prossimi mesi?

Dura. Il problema è che si concentrano tutti sui tour dei nomi già conosciuti ma la vera tragedia è per gli spazi live per gli artisti emergenti. A quelli non sta pensando nessuno. Già prima la situazione era pessima in molti casi ti chiamavano quasi solo a far cover, inediti pochi se no il pubblico si annoia. Poi ti pagavano in base a quante persone portavi tu, come se tu non stessi dando un servizio aggiuntivo al pubblico del locale, no dovevi portato tu il pubblico, ora con questa crisi sarà ancora più dura perché tanti locali sono costretti a chiudere, vedi a Milano l’Ohibò e Il Serraglio.

Ecco mi piacerebbe che i grandi artisti oltre a preoccuparsi, giustamente, delle maestranze, pensassero anche a questo, smuovessero il governo anche verso chi voce non ne ha.

Ti dico di più, lancio un appello a tutti gli artisti, di qualsiasi livello, che torneranno nel 2021 live. Per me dovreste dare spazio e visibilità in apertura ad almeno tre artisti emergenti ognuno di voi, di vostro gusto certo, ma non scelti in base a quelli che spesso vengono imposti da agenzie, booking, management etc. Sarebbe una grande cosa!