#SongContestMania! Gli USA salutano, il Canada promette, l’Europa comincia

#SongContestMania! Gli USA salutano, il Canada promette, l’Europa comincia. L'approfondimento a cura di Andrea Sgrulletti.

Dove eravamo rimasti

In occasione dell’ultima puntata della rubrica “Sanremo tutto l’anno”, che fin dai suoi esordi ha raccontato il legame tra il Festival dei Fiori e la rassegna continentale dell’Eurovision Song Contest, ho raccontato il percorso dell’American Song Contest nella sua parte preliminare, fino alle semifinali che hanno decretato i dieci sfidanti del 9 maggio.

La prima vincitrice del Festival

La finale si è svolta e ha trionfato l’artista che, più di tutte le altre e tutti gli altri, ho descritto come rappresentativa del melting pot americano, perché figlia di coppia russo-sud-coreana e interprete che ricordava un po’ il k-pop, un po’ le Pussy Riot: si tratta di AleXa, alfiera dell’Oklahoma, con la sua “Wonderland”.

L’artista ventiseienne ha sbancato il voto del pubblico e, solo grazie a questo, ha potuto scrivere il suo nome sull’appena stampato albo d’oro dell’A.S.C. Nessuna delle dieci regioni geografiche della giuria di qualità ha infatti comminato all’Oklahoma i 12 punti spettanti allo Stato preferito in gara, secondo un modello in questo assai simile alla matrice eurovisiva.

Chi ha sbancato nelle preferenze della giuria è stato, ancora una volta, il rappresentante dello Stato di Washington Allen Stone, che si era rivelato il più amato dai giurati anche in occasione della propria semifinale. Nella classifica finale, Stone si è classificato al quinto posto, dietro anche a Grant Knoche del Texas (4°), Jordan Smith del Kentucky (3°) e Riker Lynch del Colorado. Delusione per l’autentica leggenda della musica Michael Bolton, solo settimo per il Connecticut.  

La promessa canadese

Nei giorni scorsi è stato proprio il sito ufficiale dell’Eurovision a dar notizia che nel 2023 sarà prodotto un nuovo spin-off d’oltreoceano, specificamente in Canada. Ovviamente questa rubrica lo seguirà!

Tornando in Europa

Adesso però è il momento di tornare a casa! E mai casa fu più casa, visto che si tratta della prima edizione dell’Eurovision Song Contest organizzata in Italia che ho la fortuna di commentare per Bellacanzone. 

In scena ieri sera, stavolta in diretta sulla rete ammiraglia di Rai 1 e non su una rete minore, come capitava durante le scorse edizioni, la prima delle due semifinali dell’E.S.C. ha totalizzato il 27% di share, risultato certamente soddisfacente. Il trio di conduzione, formato da Cattelan, Mika e Pausini, ha portato sul palco splendido di Torino una vitalità sconosciuta a molte e molti di coloro che li avevano preceduti! 

L’apice artistico della serata è stata raggiunto con l’esibizione commovente di Diodato, che, come si ricorderà certamente, aveva perduto l’occasione di giocarsi le sue carte eurovisive nell’edizione tristemente annullata a causa della diffusione del Covid-19. Ragguardevole momento di spettacolo anche l’omaggio a Raffaella Carrà.

La gara vera

Tra le dieci finaliste che ieri si sono qualificate, a mio parere ha brillato l’Armenia, che con Rosa Linn (26K su Instagram) ha portato in scena la performance più teatrale. Il mio apprezzamento è andato anche alla Svizzera, con la commovente “Boys do cry” di Marius Bear (26,1K su Instagram), e al folk-rap di Kalush (330.000 seguaci su Instagram), che è stato accolto da una standing ovation estesa a tutto il popolo d’Ucraina. 

Rassegna di autentico charme (elemento distintivo, questo, dell’Eurovision Song Contest) grazie alle qualificate Monika Liu (oltre 70.000 seguaci su Instagram) per la Lituania, al quintetto femminile di Maro (203K su Instagram) per il Portogallo, ad Amanda Georgiadis Tenfjord per la Grecia (quasi 28.000 seguaci su Instagram), S10 (98K su Instagram) per i Paesi Bassi. Parlando invece di trash, anch’esso immancabile e apprezzato all’Eurofestival, giungono in finale con ambizioni di vittoria i norvegesi Subwoolfer (oltre 30.000 fanno il tifo per loro su Instagram), mentre si ferma qui la dirompente Ronela per l’Albania.

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Tra le escluse, il mio rammarico più grande è per la croata Mia Dimsic, in meraviglioso abito rosa, come la nostra Laura, per interpretare divinamente la sua romantica “Guilty pleasure”.  

La fantagara

Immancabilmente, anche per l’Eurovision Song Contest gli ascoltatori hanno potuto creare le proprie squadre e disputare il FantaEurovision che, per chi scrive, si è aperto con note liete: infatti tra le qualificate della prima serata, Armenia, Svizzera e Ucraina hanno dato gioia alla mia formazione, chiamata “Grandi gli Snap”, all’interno della lega a dodici concorrenti chiamata “Save a prayer”. Attesa fiduciosa per le altre due scelte, concesse dal budget di 100 saBaudi: Emma Muscat per Malta e Andrea per la Macedonia del Nord.