Eddie van Halen, le 5 canzoni che hanno segnato l’epoca dell’hard rock

Il 6 ottobre 2020 i riflettori si sono spenti su Eddie Van Halen. In memoria di una delle icone della storia del rock, ripercorriamo insieme i 5 pezzi che hanno costruito il mito.

«Non voglio essere la chitarra più veloce della città, sempre pronto ad abbattere la concorrenza. Tutto quello che so è che la chitarra rock, come quella blues, dev’essere melodia, velocità e gusto e, ancora più importante, emozione. Io voglio solo che il mio modo di suonare faccia provare alle persone qualcosa: gioia, tristezza, anche eccitazione.»

Eddie van Halen intervista per Rolling Stone, 1980

Influenze heavy metal hanno distinto i riff dei Van Halen, fieri e degni discendenti dei Sex Pistols e i Ramones. L’esperimento di fusione tra pop ed elettronica, il jazz-rock e la musica ambient… Il fremito artistico che ha contraddistinto gli anni ’80 rappresenta una porzione abbondante della storia del rock con hit iconiche e la fondazione di band storiche.

Era il ’68 quando i fratelli Alex e Edward “Eddie” Van Halen abbandonarono la cara vecchia via della musica classica per vendere la propria purezza artistica non al diavolo -come direbbe Robert Johnson- ma al rock.

Il contratto con la Warner Bros, i dischi platino, la carriera dei Van Halen è scritta nella storia, indelebile per chi l’ha vissuta e un sogno per coloro a cui è stata raccontata.

You Really Got Me, Running With The DevilLittle Dreamer hit che hanno conquistato ogni range d’età divenendo la colonna sonora della gioventù di molti e trasformando la band in uno dei maggiori fenomeni commerciali degli anni ’80.

I limiti erano inesistenti per Eddie van Halen che approfondì la meccanica delle chitarre modificandole a suo piacimento, ricordiamo per l’appunto la sua amata Frankenstein costruita da lui stesso.

«Ho fatto un sacco di esperimenti, se avvicini il pickup al ponte il suono diventa più acuto, se lo allontani troppo ottiene un suono inadatto al ritmo. A me piace verso il fondo, il suono diventa affilato e pungente. Non me l’ha insegnato nessuno. Ho imparato da solo a forza di fare errori. Ho rovinato un bel po’ di belle chitarre, ma ora so esattamente che cosa fare per ottenere i risultati che voglio. Odio le chitarre come escono dal negozio.”

 Una continua ricerca dedita alla rivisitazione della tecnica esecutiva seguendo i suoi modelli di riferimento -Eric Clapton e Jimi Hendrix-.

Un ingegno degno della sua epoca che lo portarono al suo storico assolo di chitarra in Eruption, che la rivista Guitar World ha inserito al secondo posto degli assoli più belli di sempre, dietro a quello di Jimmy Page in Stairway To Heaven.

Il 6 ottobre 2020 la Frankenstein di Eddie van Halen è stata riposta per sempre. Il mondo della musica ha pianto la perdita di uno degli artisti più famosi dell’hard rock che vogliamo ricordare con 5 dei pezzi più memorabili che lo resero il mito che era.

Eruption, l’assolo storico in questo caso eseguito il 27 agosto del 1986 in New Haven, Connecticut. Passione e sperimentazione si uniscono in questo indimenticabile solo, dimostrazione del perfezionamento della tecnica del tapping che consisteva nel suonare la chitarra con due mani, come se fosse una tastiera.

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Jump, dicembre del 1983, colonna sonora di film iconici e hit per eccellenza dei Van Halen. Lo stile che si distacca dai primi singoli e soprattutto le prime sperimentazioni con il sintetizzatore sotto le abili mani proprio di Eddie van Halen, riutilizzato poi per altri pezzi, tra cui I’ll Wait.

You Really Got Me, singolo dei The kinks, 1964, riadattato quattordici anni dopo dai Van Halen come cover che si distingue dall’originale proprio per gli assoli del chitarrista e la potente voce del frontman David Lee Roth.

Hot for Teacher, 1984. Il videoclip girato alla John Marshall High School di Los Angeles fece scandalo sugli schermi e proprio per la sfrontatezza rimane tutt’ora uno dei video più apprezzati della band.

Ain’t Talkin’ ‘bout Love, 1978. Un pezzo che omaggia ulteriormente la creatività di Eddie van Halen che sovrappose il ruggente timbro della sua Frankenstein con quello di un sitar elettrico.

In ricordo di uno dei musicisti più sensazionali del mondo del rock.