Raffaella Carrà: si è spenta la stella ma non il suo bagliore

A 78 anni, la morte di Raffaella Carrà sconvolge l'Italia e non solo. Il bagliore lasciatoci dalla stella della tv italiana, continuerà a scaldarci in eterno, perché è senz'altro eterna la sua contagiosa allegria.

“Raffaella è un pezzo d’Italia e per di più le capita in sorte di essere come gli eroi dei romanzi, dei fumetti, dei film… di non invecchiare mai. Avremo per sempre quell’immagine radiosa e sorridente” 

Enrico Mentana (in diretta al tg La7)

Quel Lunedì 5 luglio 2021 era un comune pomeriggio d’estate, finché non arrivò la tragica notizia che tristemente  lo ha reso indimenticabile.

A dare l’annuncio è stato Sergio Japino, regista di tutti i suoi spettacoli e, per diversi anni, il suo compagno: Raffaella ci ha lasciati. È andata in un mondo migliore, dove la sua umanità , la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre”. 

Raffaella Carrà, pseudonimo di Raffaella Maria Roberta Pelloni, era la regina indiscussa della televisione italiana. 

Una donna che nel corso della sua prolifica carriera ha mostrato, al suo pubblico senza confini (Italia, Spagna, Francia, Sud America), le mille sfaccettature artistiche, proponendosi come showgirl, ballerina, attrice, conduttrice televisiva/radiofonica, autrice televisiva e cantante che ha venduto oltre 60 milioni di dischi e ha dichiarato di possederne 22 tra platino e oro.

Ma all’origine, Raffaella era una bambina che imparava a memoria i balletti e le canzoni del programma televisivo “il Musichiere” e che a soli 8 anni interpretava Graziella, protagonista del film “Tormento del passato” di Mario Bonnard. Dalla città natale di Bologna, giovanissima si è diretta a Roma per scoprire se stessa, dapprima all’Accademia nazionale di Danza, poi al Centro sperimentale di cinematografia.

Non contenta, non sufficientemente sazia di conoscersi e trovare il suo posto, o i suoi numerosi posti, nel mondo dello spettacolo, oltre a proseguire per le strade del cinema, si avvicinerà negli anni ’60 al teatro, alla radio, dove condurrà la rubrica “Raffaella con microfono a tracolla”, e alla televisione inizialmente come valletta, per poi raggiungere la cima della montagna del successo, dal carattere internazionale, come conduttrice, showgirl, soubrette e cantante. 

Per noi tutti, lei era tante cose.

Per Massimo Gramellini, mi permetto di far riferimento al suo articolo, è stata “la scoperta di un eros bonario: intriso di mistero, ma privo di perversione”.

Dal celebre “Io, Agata e tu” (anni ’70), Raffaella rivoluziona la figura di showgirl: moderna, trasgressiva, diviene un’icona di stile e femminilità, facendo di quel caschetto biondo ballerino, la sua firma.

Se a quel tempo ci fossero stati i social, forse più followers di lei li avrebbe avuti il suo ombelico, mostrato in diretta a Canzonissima durante “Ma che musica maestro!”, il simbolo che abbatté il muro dei moralisti bigotti, marciando verso la libertà, insieme a canzoni immortali, come “A far l’amore comincia tu”, “Tuca Tuca” e tante altre che, di generazione in generazione, fanno da piacevole tormentone durante una festa o ci accompagnano nella colonna sonora della nostra vita:

“Se per caso cadesse il mondo Io mi sposto un po’ più in là/Sono un cuore vagabondo/ Che di regole non ne ha/ La mia vita una roulette/ I miei numeri tu li sai/Il mio corpo è una moquette/ Dove tu ti addormenterai/ Ma girando la mia terra/ Io mi sono convinta che/ Non c’è odio non c’è guerra/Quando a letto l’amore c’è/ Com’è bello far l’amore da Trieste in giù/ Com’è bello far l’amore io son pronta, e tu?/ Tanti auguri a chi tanti amanti ha/ Tanti auguri in campagna ed in città/ Com’è bello far I’amore da Trieste in giù/ L’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu/ E se ti lascia lo sai che si fa/ Trovi un altro più bello Che problemi non ha.” (“Tanti Auguri“, 1978)

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Madrina del World Pride 2017, modello planetario per gli omosessuali. Della serie “chi vuole intendere intenda”, per la Carrà il mondo non si divide tra etero e gay, ma è formato solo ed esclusivamente da creature.

Di figli propri non ne ha avuti, ma non si risparmiò nell’adottare tanti bambini a distanza e di vivere la maternità dedicandosi ai nipoti, figli dell’amato fratello che prematuramente li lasciò. In lei c’era senz’altro tanto amore da donare, nonostante il lavoro, Raffa c’era sempre.

Nella sua grande umanità, voleva farsi ricordare con la sua risata, il suo ottimismo, la sua contagiosa allegria. Detestava la compassione e mai avrebbe voluto apparire stanca, triste e malata. Ne ha parlato così Japino:

«da qualche tempo aveva attaccato il suo corpo così minuto, ma pieno di energia. Una forza inarrestabile la sua, che l’ha imposta ai vertici dello star system mondiale, una volontà ferrea che fino all’ultimo non l’ha mai abbandonata, facendo si che nulla trapelasse della sua profonda sofferenza. L’ennesimo gesto d’amore verso il suo pubblico e verso coloro che ne hanno condiviso l’affetto, affinché il suo personale calvario non avesse a turbare il luminoso ricordo di lei»

Come non poteva essere altrimenti, il bagliore lasciatoci dalla stella della tv italiana, morta all’età di 78 anni, continuerà a scaldarci in eterno. Con lei “si chiude la belle époque del piccolo schermo” (Renzo Arbore); “la più brava di sempre” twittano artisti quali Vasco Rossi, Laura Pausini, Renato Zero, Gianni Morandi, Patty Pravo, Milly Carlucci, Cristiano Malgioglio etc…; “il volto televisivo per eccellenza, ha portato un messaggio di eleganza, gentilezza e ottimismo” la ricorda il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Per me, giovane donna del 21esimo secolo, era una donna forte, uno spirito libero da cui prendere esempio perché non c’è ostacolo più duro da superare che quello che noi stessi ci poniamo, non c’è tentazione più ammaliante che il montarsi la testa e credersi invincibili e lei li ha superati entrambi, restando serena, auto-ironica e portando l’allegria come unica bandiera.