È morto Paolo Rossi, addio al calciatore campione del mondo 1982

È morto Paolo Rossi, addio al calciatore campione del mondo 1982 che si è spento a soli 64 anni a causa di una brutta malattia.

È morto Paolo Rossi, l’ex calciatore campione del mondo con l’Italia nel 1982 a soli 64 anni mercoledì 9 dicembre 2020 a causa di una brutta malattia. Secondo quanto fa sapere l’Ansa, ne ha dato notizia nella notte del 10 dicembre la moglie Federica Cappelletti sul suo profilo Instagram.

Per sempre” e l’emoticon di un cuore: così ha scritto la Cappelletti per annunciare a tutti la scomparsa del marito.

Biografia

Paolo Rossi (Prato, 23 settembre 1956 – Roma, 9 dicembre 2020) è stato un dirigente sportivo e calciatore italiano, di ruolo attaccante. Campione del mondo con la nazionale italiana nel 1982.

Soprannominato Pablito, lo si ricorda principalmente per le sue prodezze e per i suoi gol al Mondiale 1982 dove, oltre a vincerlo, si aggiudicò anche il titolo di capocannoniere. Nello stesso anno vinse anche il Pallone d’oro (terzo italiano ad aggiudicarselo). Occupa la 42ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer. Nel 2004 è stato inserito nel FIFA 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelé e dalla FIFA in occasione del centenario della federazione. È risultato 12º nell’UEFA Golden Jubilee Poll, un sondaggio online condotto dalla UEFA per celebrare i migliori calciatori d’Europa dei cinquant’anni precedenti.

Insieme a Roberto Baggio e Christian Vieri detiene il record italiano di marcature nei Mondiali a quota 9 gol, ed è stato il primo giocatore (eguagliato dal solo Ronaldo) ad aver vinto nello stesso anno il Mondiale, il titolo di capocannoniere di quest’ultima competizione e il Pallone d’oro.

L’Italia di Enzo Bearzot del 1982, vincendo contro il titolato Brasile, scrisse una delle pagine più felici ed esaltanti del calcio italiano e mondiale, nota come la tragedia del Sarriá. La grande vittoria, a cui Rossi contribuì con 3 gol, è rimasta tuttora nella memoria di tutti i tifosi italiani e brasiliani, questi ultimi che non hanno mai perdonato le prodezze di Pablito. Questa partita è stata sicuramente uno dei motivi della sua grande popolarità.

Nel 1989, Rossi si recò in Brasile per partecipare alla seconda edizione della Coppa Pelé. La sua permanenza nel paese verdeoro fu accolta con profonda ostilità e Pablito veniva appellato con il soprannome di carrasco do Brasil, ovvero il boia del Brasile: «Ero andato lì con la mentalità del turista e mi sono ritrovato a giocare in uno stadio di 35.000 persone con tutti gli occhi puntati addosso: Paolo Rossi, carrasco do Brasil. Il boia del Brasile. Non potevo avvicinarmi alla linea laterale che mi pioveva addosso di tutto, bucce di banana, noccioline, perfino monete, tanto che, alla fine del primo tempo, ho deciso di non rientrare in campo e il clima sugli spalti si è subito placato. Un giorno un tassista, dopo avermi riconosciuto, s’è fermato, ha accostato e mi ha intimato di scendere. Ho dovuto discutere per un po’ prima di riuscire a fargli cambiare idea: mi ha riportato in hotel. Quei tre gol del Mondiale di Spagna, quelli che hanno fatto piangere un intero popolo, non erano ancora stati digeriti, forse non lo saranno mai».

Nel 2012 Zico, membro della nazionale brasiliana dell’82, affermò che la vittoria dell’Italia sul Brasile in quella partita cambiò completamente il modo di giocare a calcio. Zico accusò l’Italia di aver creato «un calcio fondato sulla distruzione del gioco avversario e sul fallo sistematico». Rossi, in merito a queste dichiarazioni, rispose così: «Quel 3-2 fu una lezione per la quale il Brasile ci dovrebbe ringraziare e darmi un premio. Una sconfitta dalla quale impararono molto, soprattutto a giocare più coperti. Tanto è vero che poi hanno vinto altre due edizioni del Mondiale. Zico naturalmente si lancia in un paradosso e non penso che a quella vittoria si possa attribuire un peso così grande. È vero, invece, che da allora il loro approccio è cambiato, è diventato più guardingo, si sono europeizzati. Anche perché tanti brasiliani hanno conosciuto i campionati del nostro continente. Eppure vederli giocare è sempre uno spettacolo. Pur evolvendosi, il loro calcio è rimasto lo specchio di un paese dove lo spettacolo resta importante».

Antonello Venditti citò un “Paolo Rossi” nella canzone Giulio Cesare: «era l’anno dei Mondiali quelli del ’66, Paolo Rossi era un ragazzo come noi». La cultura di massa coglie generalmente il riferimento come all’attaccante italiano, ma Venditti precisò successivamente che si trattava di uno studente antifascista: «In ‘Giulio Cesare’ faccio riferimento a Paolo Rossi, ma non è l’eroe del Mundial di Spagna come in molti pensano ed hanno pensato. Io ricordavo uno studente morto negli scontri tra studenti e polizia a Roma nel 1966. ‘Un ragazzo come me’, appunto». Anche Stefano Rosso lo cita in una sua canzone, L’italiano: «ma la domenica problemi grossi, segna Giordano o segna Paolo Rossi?».