Cristina Donà a Lingue a Sonagli: “Alcuni mi vedono antipatica? A 52 anni mi interessa poco ma credo ci si confonda con l’indignazione”

Cristina Donà a Lingue a Sonagli: “Alcuni mi vedono antipatica? A 52 anni mi interessa poco ma credo ci si confonda con l’indignazione", ecco cosa ha dichiarato a Radio Rock.

Cristina Donà è una delle artiste più importanti della scena musicale italiana. Il suo esordio nel 1997 conquistò pubblico e critica e da allora ha girato l’Italia (e non solo) con concerti memorabili ed ha duettato con nomi come Afterhours, La Crus, Samuel dei Subsonica e Musica Nuda. Il periodo del lockdown è stato per la cantautrice fonte di riflessione per il futuro suo ma, soprattutto, del genere umano. Lo racconta a Lingue a Sonagli, il salotto sgualcito di Radio Rock ideato e condotto dal cantautore Bussoletti.

Ecco quali sono state le dichiarazioni più calde trasmesse durante la diretta di mezzanotte sui 106.600.

Sul fatto che viene considerata antipatica: “Come ci vedono gli altri è sempre difficile da capire. Io credo di essere una persona fin troppo gentile quasi mai per convenienza ma più per carattere. Sono molto riflessiva e mi espongo solo quando mi girano le scatole pesantemente. Ecco perché condivido la frase di un famoso giornalista che dice: chi ha carattere ha un brutto carattere. A 52 anni, comunque, mi interessa poco se alcuni mi considerano antipatica… ma credo ci sia confusione con l’indignazione, che invece ritengo essenziale. Se poi essere indignati per qualcosa dà fastidio a qualcuno, me ne farò una ragione”.

Sull’amicizia col controverso critico musicale Michele Monina: “Siamo amici. A differenza sua non amo alimentare la polemica ma ritengo Michele sempre una delle persone più divertenti che abbia mai incontrato. Non seguo il suo blog né la sua vita pubblica sennò cambierei idea”

Sul patto tra l’uomo e il Pianeta Terra: “Questo periodo di isolamento dovrebbe farci stringere una santa alleanza col Pianeta Terra perché c’è bisogno di cambiare il rapporto che abbiamo con lui. Non dobbiamo considerarci due entità divise ma una parte unica e integrante. Le nostre azioni sono state troppo violente e le reazioni del Pianeta sono arrivate di conseguenza. Mi auguro che il lockdown ci abbia fatto capire che noi siamo solo una piccola parte dell’ingranaggio, siamo noi umani ad essere a rischio”.

Sui concerti dopo il Coronavirus: “Dovremo fare grossi sforzi sia per immaginare percorsi alternativi sia per riprogettare la nostra sopravvivenza, La proposta dei drive-non mi sembra ipotizzabile. Quale pubblico è disposto a vedere un concerto in macchina? Se poi questa sarà l’unica strada possibile, ci adatteremo ma fate fare le ipotesi per il futuro a chi lavora nel nostro settore”