Sanremo 2019, Livio Cori: “Io e Nino D’Angelo eravamo terrorizzati” – Video

“Un’altra luce” è un dialogo tra due facce di Napoli che si confrontano sotto il comune denominatore della musica. Il brano, a metà tra italiano e dialetto napoletano, è scritto da Nino D’angelo e Livio Cori insieme a Big Fish, e presenta sonorità soul internazionali, sotto la produzione di Big Fish, Gianclaudio Fracchiolla e Frank Fogliano.

Nino D’Angelo e Livio Cori si presentano per la prima volta volta insieme in gara al Festival di Sanremo con il brano “Un’altra luce“.  Un duetto inedito che vede incontrarsi uno degli artisti che ha segnato un pezzo di storia della musica italiana e una delle voci più intense e interessanti della nuova scena urban napoletana; due generazioni a confronto unite dalla stessa terra e dalla stessa passione per le storie di vita vissuta.

Livio Cori è attualmente al lavoro sul suo album d’esordio per Sugar, in uscita nel 2019.

Come è andata la prima serata?
Ho dormito tre ore… Benissimo…

Questo frullatore di Sanremo per la prima volta come è?
Adesso sto rilasciando tutta l’adrenalina piano piano, non te ne accorgi subito.  Assorbi tutto e poi rilasci lentamente. Devo dire che adesso sono un po’ più tranquillo, non che non lo sia stato ieri, soprattutto sul palco. Prima pensavo di avere molta più ansia, ma in realtà l’ho gestita bene. Diciamo che sul palco c’è un fantasma che ti prende per le caviglie e comincia a tirarti…Il teatro dicono tutti che è piccolo, però quell’atmosfera….Ma non è la grandezza del teatro, non è la gente che ti trovi davanti, è proprio che tu sai che sei all’Ariston, che stai facendo Sanremo, che è un’istituzione, e quindi senti tutto quel peso di cantare e di avere solo tre minuti. È complicato anche con i più grandi. Parlavo prima con Giuliano Sangiorgi e mi diceva: “Guarda è inutile che pensi, è pesante per tutti”.

Che consigli ti ha dato Nino?
Ci siamo consigliati a vicenda. Eravamo terrorizzati entrambi.

Parliamo del brano “Un’altra luce”. Com’è nato e come è nata la collaborazione con Nino D’Angelo?
Io ho cominciato a scrivere questo brano per il mio disco, poi con la casa discografica mi abbiamo detto “Facciamo questo singolo, chi vuoi come featuring?” e io ho detto sono fan di Nino D’Angelo e siccome ho fatto un disco tutto in napoletano, chi meglio di lui può essere il maestro e pubblicare questo progetto, questo disco. Gli è stato presentato grazie a Caterina Caselli, la mia discografica, che mi ha introdotto a Nino. Gli è piaciuto tantissimo il brano e ha deciso di omaggiarmi con questo duetto ed è stato lui stesso a propormi la partecipazione a Sanremo.

Parliamo dell’album che esce l’8 febbraio dal titolo “Montecalvario”.
“Montecalvario” è il nome del quartiere, la zona dei Quartieri spagnoli dove sono nato, cresciuto e dove continuo ad abitare. Ho voluto scriverlo tutto in napoletano, nella mia lingua, proprio perché è stato per me un ritorno a casa. Per un anno sono stato a Milano per questioni musicali, poi per girare la terza stagione di “Gomorra”  la serie, sono tornato a Napoli per sei mesi ed è stato uno tzunami d’ispirazione: ho ritrovato un po’ tutto il linguaggio di casa e l’ho inserito nel disco.

Sicuramente ti avranno già fatto questa domanda: sei o non sei Liberato? Se vuoi c’è la risposta che ha dato ieri Nino in Conferenza stampa ovvero “Liberato è la tua copia leggera”.
Si, è un po’ più soft. Io sono disperato invece… (ride, ndr) Io rispetto molto il progetto, è una cosa buona per la città. Tutto quello che fa bene a Napoli io lo supporto.

Complimenti per il look. Come scegli l’outfit giusto?
Vado un po’ a sensazione. Quello che mi piace. Non seguo tantissimo la moda. Compro le cose che mi piacciono e poi ho un’amica, la mia stylist diciamo, con cui mi confronto, mi propone cose, ma non ho una linea di stile. Come mi capita, spero il risultato sia buono.